Importante successo del primo studio clinico su un paziente malato di EB. Dopo un anno dal trattamento, la valutazione del risultato nelle zone trapiantate ha confermato la completa rigenerazione e mantenimento della "nuova" epidermide, senza sviluppo di lesioni bollose.
Il lavoro, pubblicato sullautorevole Nature Medicine, è opera di un gruppo di
ricercatori coordinati da Michele De Luca, Professore Ordinario di
Biochimica presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dellUniversità degli Studi
di Modena e Reggio Emilia, Direttore Scientifico di Fondazione Banca degli Occhi del
Veneto, e da Fulvio Mavilio, professore ordinario di Biologia Molecolare,
Facoltà di Bioscienze e Biotecnologie, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Un adulto di 36 anni, colpito dalla forma giunzionale di EB, è stato arruolato per una
sperimentazione clinica detta di fase I/II: uno studio pilota in cui per la prima volta un
nuovo trattamento viene somministrato a un paziente per cercare di curare una malattia. Il
risultato conseguito in questa fase consente di trarre indicazioni circa lefficacia
del trattamento e, in caso positivo, fornisce elementi per le giuste dosi e per la stesura
dei relativi protocolli di somministrazione.
La malattia dipende da un 3 della laminina 5, una difetto nel gene per la catena beta
proteina che permette che lepidermide si attacchi al derma e senza la quale la pelle
si stacca con conseguenti infiammazione e infezione.
Per la prima volta, cellule staminali provenienti dallepidermide del paziente,
prelevate con una biopsia cutanea, sono state corrette geneticamente mediante
linserimento di un vettore retrovirale della versione sana del gene
"malato" (terapia genica), e fatte crescere in laboratorio. La crescita è stata
seguita fino a ottenere nove lembi di epidermide, sufficientemente grandi da poter essere
trapiantati su due zone delle gambe del malato.
"La priorità viene data a quelle zone più a rischio o più suscettibili di
infezioni, ma esiste la possibilità di sostituire lepidermide di quasi tutte le
parti del corpo" - spiega Michele De Luca - "Lattecchimento è stato
completato a otto giorni dal trapianto e, dopo un anno, lepidermide di entrambe le
gambe trattate ha mantenuto un aspetto normale e normali proprietà dadesione".
Il mantenimento della nuova epidermide dipende dalla presenza di cellule staminali
geneticamente corrette che garantiscono il rinnovo del tessuto. "È la prima
volta prosegue De Luca - che una malattia genetica della pelle viene curata grazie
a un intervento che unisce la terapia genica alla terapia cellulare. Dopo aver concluso
questo studio clinico, il prossimo passo sarà estendere questo trattamento ad altre
malattie genetiche della pelle, come le diverse forme di EB o littiosi lamellare, e
a malattie di altri epiteli, come per esempio le distrofie corneali, malattie invalidanti
che portano a cecità".
"Siamo di fronte al primo successo di un protocollo di terapia genica al di fuori
del sistema ematopoietico, cioè delle cellule del sangue, e che utilizza cellule
staminali epiteliali" commenta Fulvio Mavilio, biologo molecolare ed esperto di
vettori retrovirali che proprio questanno ha ottenuto un finanziamento Telethon per
due anni sulle interazioni tra vettori retrovirali e genoma umano.
La sofisticata tecnica alla base della terapia genica è stata messa a punto da Graziella
Pellegrini, professore associato di Biologia Cellulare presso lUniversità
di Modena e direttore del Laboratorio del Centro Ricerche sulle Cellule Staminali
Epiteliali di Fondazione Banca degli Occhi del Veneto. Un contributo alla ricerca viene
anche da Chiara Bonini, ricercatrice del San Raffaele di Milano che ha
studiato gli aspetti immunologici del trattamento. La parte clinica della terapia è stata
seguita da Alberto Giannetti, direttore della Clinica Dermatologica dellUniversità
di Modena e del Dipartimento Integrato di Medicina e Specialità Mediche dellAzienda
Ospedaliero-Universitaria di Modena. Lo studio, partito molti anni fa, è stato
principalmente finanziato da Telethon. Altri finanziamenti sono giunti dallAFM
(Association Française contre les Myopathies), dalla Comunità Europea "Progetto
Skin Therapy" VI Programma Quadro, dallUniversità di Modena e dalla Fondazione
Banca degli Occhi.